Contro i pantaloni da yoga e altri vestiti sportivi in tessuto tecnico

Pantaloni da yoga

BREVE RIASSUNTO-

  • Il cotone non organico è una coltivazione dipendente da prodotti chimici. Nonostante rappresenti solo il 2,4% delle coltivazioni globali, riceve il 10% di tutti i prodotti chimici per agricoltura e il 25% di insetticidi
  • I vestiti sportivi, come i pantaloni da yoga e le giacche di pile rilasciano grandi quantità di fibre di plastica microscopiche ogni volta che vengono lavati; 1,7 milioni di tonnellate di microfibre si riversano ogni anno negli oceani
  • Per ridurre l'inquinamento, scegli tessuti organici colorati con tinte ecologiche; evita gli indumenti stampati e i tessuti tecnici con marchio registrato; installa un filtro per le microfibre nella tua lavatrice; lava i tuoi vestiti sintetici in modo coscienzioso e cerca il sistema di certificazione Bluesign

Del Dott. Mercola

L'inquinamento dell'acqua ha molte fonti. L'agricoltura è una delle più significative, ma anche l'abbigliamento lo è e non riceve abbastanza attenzione.

Il cotone non organico contribuisce ai problemi ambientali per il fatto che la maggior parte di esso è geneticamente modificato (GE) e irrorato con abbondanti quantità di Roundup, il cui principio attivo è il glifosato, un probabile agente cancerogeno per l'uomo.

Infatti, il cotone non biologico è una delle colture più dipendenti dalle sostanze chimiche. Pur costituendo solo il 2,4 per cento delle coltivazioni globali, riceve il 10 per cento delle sostanze chimiche per l'agricoltura in totale, e il 25 per cento di tutti gli insetticidi.

Ma le fibre sintetiche come il poliestere e il nylon sono ugualmente distruttive. Nel 2014 il poliestere - un materiale plastico ricavato dal petrolio greggio - costituiva il 60% di tutti i tessuti prodotti dall'industria tessile.

Purtroppo, i tessuti elasticizzati come i pantaloni da yoga e i comodi e accoglienti vestiti in pile sono diventati una vera e propria rovina, spargendo copiose quantità di microscopiche fibre plastiche ad ogni lavaggio. A causa delle loro piccole dimensioni, queste microfibre scorrono direttamente attraverso l'impianto di trattamento delle acque reflue senza essere catturate.

Le microfibre rappresentano la maggior parte dell'inquinamento da materie plastiche

I test dimostrano che le microfibre sintetiche costituiscono l'85% dei detriti della costa in tutto il mondo e sono particolarmente concentrate nei sedimenti delle spiagge vicino agli impianti di trattamento delle acque reflue.

Secondo le stime dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, ogni anno arrivano fino a 1,7 milioni di tonnellate di microfibre nell'oceano.

Una volta dentro l'acqua, questi micro detriti di plastica bloccano la luce solare necessaria alla crescita del plancton e delle alghe, e le ramificazioni di questo fenomeno si ripercuotono su tutta la catena alimentare. Per avere un'idea di quanto sia diventato grave il problema, pensa che in alcune acque oceaniche, la plastica supera il plancton per un rapporto di 6 a 1!

I coloranti tossici, i trattamenti dei tessuti, per esempio per ritardare le fiamme, e i prodotti chimici resistenti alle macchie e i detersivi per il bucato contribuiscono ad aggravare ulteriormente i crescenti problemi ambientali posti dall'abbigliamento.

Le microfibre minacciano la fauna selvatica e finiscono nella catena alimentare umana

È ragionevole pensare che una volta che queste fibre saranno presenti nei laghi, nei fiumi e negli oceani, saranno consumate dalla fauna selvatica, migrando sempre più in alto nella catena alimentare, ed è proprio questo che i ricercatori hanno scoperto. Le fibre sono state rinvenute sia nel sale da tavola che in vari frutti di mare venduti per il consumo umano.

È stato dimostrato che le microfibre aumentano la mortalità tra le pulci d'acqua e riducono l'assunzione complessiva degli alimenti di granchi, vermi e scampi, minacciandone così i tassi di sopravvivenza. I test sui pesci sia d'acqua dolce che d'acqua salata mostrano che il 90% dei soggetti presenta residui di microfibre nel proprio corpo.

Non solo le fibre stesse rappresentano un pericolo per la salute della vita marina che le consuma, poiché si bioaccumulano, ma agiscono anche come spugne, assorbendo e concentrando tossine come PCB, pesticidi e idrocarburi, rendendo l'animale - che potrebbe finire nel tuo piatto - ancora più tossico di quanto non sarebbe normalmente.

È stato dimostrato che queste sostanze chimiche causano danni al fegato, tumori al fegato e segni di alterazione del sistema endocrino nel pesce e in altri frutti di mare, tra cui l'abbassamento della fertilità e della funzione immunitaria. L'anno scorso, citando un rapporto del Dipartimento britannico per l'ambiente, l'alimentazione e gli affari rurali [DEFRA], il Daily Mail ha scritto:

"Sono state rinvenute microplastiche in una grande varietà di specie tra cui zooplancton, cozze, ostriche, gamberi, vermi marini, pesci, foche e balene. I prodotti chimici delle microplastiche ingerite da un organismo possono dissociarsi dalle particelle di plastica ed entrare nei tessuti del corpo...

[Il DEFRA] ha detto che ci sono prove da studi sugli animali che le piccole particelle di plastica possono attraversare le membrane nelle cellule, causando danni e infiammazioni.

Guardando le implicazioni per gli esseri umani, [il DEFRA] ha affermato: Diversi studi dimostrano che le microplastiche sono presenti nei frutti di mare venduti per il consumo umano, tra cui le cozze negli allevamenti di cozze del Mare del Nord e le ostriche dell'Atlantico. La presenza di microplastiche marine nei frutti di mare potrebbe rappresentare una minaccia per la sicurezza alimentare".

Secondo il rapporto del DEFRA, mangiare sei ostriche potrebbe introdurre nel corpo circa 50 microsfere di plastica. Un terzo del pesce pescato nella Manica contiene anche microsfere, così come l'83% degli scampi venduti nel Regno Unito.

Fattori che peggiorano il rilascio di microfibre

I test dimostrano che ogni lavaggio di una giacca in pile sintetico rilascia da 1,7 a 2,7 grammi di microfibra. Per fare un raffronto, tieni presente che una graffetta pesa circa 1,5 grammi.

Le stime suggeriscono che una città di 100.000 abitanti versi fino a 108 kg di microfibre nei corsi d'acqua locali OGNI GIORNO, una quantità che equivale a 15.000 sacchetti di plastica che ogni giorno finiscono nei corsi d'acqua. Diversi fattori contribuiscono alla quantità di fibre rilasciate, tra cui:

  • Età dell'oggetto — Più è datata la giacca di pile, più sarà alta la quantità di microfibre rilasciate
  • Qualità del tessuto — Il pile di bassa qualità, di marchi generici, può rilasciare fino al 170 per cento di microfibre in più rispetto al pile di alta qualità
  • Tipo di tessuto — Facendo un confronto tra acrilico, poliestere e tessuto in poliestere misto cotone, l'acrilico è risultato il peggiore, in quanto rilascia microfibre quattro volte più velocemente del tessuto in poliestere misto cotone
  • Tipo di lavatrice — Alcuni test hanno dimostrato che le lavatrici a carica dall'alto rilasciano fino al 530% di microfibre rispetto a quelle a carica frontale
  • Temperatura dell'acqua, durata e forza del ciclo di lavaggio e tipo di detergente usato — Alta temperatura, scosse forti e detergenti aggressivi sono tutti fattori che contribuiscono al deterioramento e rilascio di microfibre

Possibili soluzioni

Uno dei rimedi più facili e veloci è aggiungere un filtro che cattura le microfibre alla lavatrice. Wexco è attualmente il distributore esclusivo del filtro Filtrol 160, progettato per catturare le fibre non biodegradabili dallo scarico della lavatrice.

Purtroppo, questa soluzione risolve solo parzialmente il problema, poiché le microfibre finiscono comunque in una discarica quando si svuota il filtro nel cestino della spazzatura. Da lì, potrebbero ancora entrare nella catena biologica.

Un'altra nuova potenziale soluzione - una lavatrice senza acqua - è stata sviluppata da TERSUS Solutions in Colorado, con finanziamenti da Patagonia. Lava gli indumenti utilizzando anidride carbonica sotto pressione al posto dell'acqua. Patagonia è anche alla ricerca di soluzioni attenuanti, tra cui la riprogettazione dei prodotti per evitare la dispersione delle microfibre.

Forse il modo più semplice per aggirare tutti questi problemi è anche il più elegante dal punto di vista biologico, ovvero evitare di acquistare abiti in fibra sintetica e optare invece per tessuti organici in cotone, canapa, seta, lana o bambù.

Gli aspetti negativi del poliestere vanno oltre l'inquinamento da microfibra

Oltre all'inquinamento da microfibra, il poliestere e altri tessuti artificiali hanno molti altri svantaggi ambientali, tra cui i seguenti:

Il poliestere non è fatto solo di petrolio; il processo di produzione del poliestere e di altri tessuti sintetici richiede molta energia, rilasciando grandi quantità di emissioni tossiche nell'aria, compresi composti organici volatili, particolato e gas acidi.

I sottoprodotti della produzione di poliestere includono anche inquinanti dell'acqua come monomeri volatili e solventi.

Durante la produzione di molti tessuti vengono usate anche sostanze chimiche tossiche, tra cui perfluoro-chimici (PFC), ftalati, coloranti azoici, dimetilformammide (DMF), etossilati di nonilfenolo (NPE), nonilfenoli (NP) e triclosano. Una ricerca svedese stima che il 10% di tutte le sostanze chimiche legate al settore tessile siano potenzialmente pericolose per la salute umana.

Secondo un rapporto di Greenpeace, l'abbigliamento sportivo tende a contenere i più alti livelli di sostanze chimiche tossiche, compresi gli interferenti endocrini, che possono avere effetti tossici acuti se si è suscettibili. Le sostanze chimiche vengono applicate alla maggior parte dei tessuti sintetici per migliorare le prestazioni di traspirazione, offrire resistenza all'acqua e/o alle macchie e diminuire gli odori.

Alcuni produttori di abbigliamento stanno ora iniziando a prendere questi problemi più seriamente. Ad esempio, Patagonia sta lavorando allo sviluppo di trattamenti tessili che utilizzano materiali grezzi e naturali e, insieme ad Adidas, ha promesso di eliminare gradualmente i PFC. Adidas ha anche promesso di essere esente da PFC al 99 per cento a partire da quest'anno. Altri, come Ibex, Alternative Apparel, SilkAthlete e Evolve Fit Wear stanno utilizzando cotone biologico, miscele di seta e lana merino per le loro linee di abbigliamento sportivo.

Tinture tossiche per vestiti distruggono l'ambiente

Anche la tintura tessile è un altro grande distruttore dell'ambiente. Molte delle strutture che si occupano di questa attività sono situate in paesi in via di sviluppo, dove le normative sono permissive e i costi della manodopera ridotti. Le acque reflue non trattate o minimamente trattate vengono tipicamente scaricate nei fiumi vicini, da dove si diffondono nei mari e negli oceani, attraversando il globo con le correnti. Si stima che il 40% dei prodotti chimici tessili venga scaricato dalla Cina. Anche l'Indonesia è alle prese con le ricadute chimiche dell'industria dell'abbigliamento.

Il fiume Citarum è oggi uno dei fiumi più inquinati del mondo, grazie alla presenza di centinaia di fabbriche tessili lungo le sue sponde. I test di Greenpeace rivelano che l'acqua del fiume contiene quantità allarmanti di piombo, mercurio, arsenico, nonilfenolo (una sostanza chimica che perturba il sistema endocrino) e molte altre sostanze chimiche tossiche, tutte scaricate dai produttori tessili direttamente nel fiume senza nemmeno i più basilari trattamenti o filtrazioni chimiche.

Anche i capi di abbigliamento finali contengono nonilfenolo, e possono richiedere diversi lavaggi prima che venga tutto lavato via. Questo significa che il prodotto chimico entra anche nella rete fognaria locale. Il nonilfenolo è considerato talmente pericoloso che molti membri dell'Unione Europea (UE) ne hanno vietato l'uso nell'industria dell'abbigliamento. Non è ammesso nemmeno nei prodotti tessili importati. Da notare che gli Stati Uniti non hanno tali restrizioni.

Diventa parte della soluzione dando una ripulita al tuo guardaroba

Sebbene alcune aziende stiano attivamente studiando modi per produrre capi di abbigliamento più ecologici, ognuno di noi può contribuire alla soluzione limitando i propri consumi e pensando a ciò che si compra e a come ci si prende cura dei propri abiti.

Come descritto nel mio precedente articolo sul "fast fashion", l'intero ciclo di vita di un capo d'abbigliamento sarebbe idealmente preso in considerazione prima dell'acquisto, dato che la maggior parte degli abiti che butti finisce in realtà nelle discariche, o viene rivenduta ai paesi in via di sviluppo dove le industrie locali dell'abbigliamento ne risentono.

Per evitare sostanze chimiche tossiche e ridurre l'inquinamento ambientale associato al lavaggio e all'uso dei capi d'abbigliamento, considera le seguenti raccomandazioni:

Scegli tessuti di cotone organico, canapa, seta, lana o bambù — Anche se in genere questi capi costano di più rispetto a quelli in cotone non organico e sintetici, acquistando meno capi potrai spendere di più per ogni singolo oggetto. Il lato positivo è che più è alta la qualità degli oggetti e più dureranno se curati adeguatamente, quindi alla fine valgono la spesa.

Quando possibile scegli abiti colorati con tinture non tossiche e naturali — Tra le aziende che investono nell'agricoltura biologica e nei coloranti naturali vi sono PACT (biancheria intima e abbigliamento da salotto), Boll & Branch (lenzuola, coperte e asciugamani), Jungmaven (magliette in canapa e cotone biologico), Industry of All Nations (abbigliamento) e molte altre.

Evita gli abiti a stampa screen print, poiché in genere contengono ftalati.

Cerca la certificazione Bluesign, che ti indica se un oggetto è stato prodotto con una quantità minima di prodotti chimici pericolosi o anche nessuno.

Evita l'abbigliamento realizzato con tessuti tecnici, la maggior parte è rivestito di prodotti chimici che alla fine vengono lavati via completamente.

Presta attenzione a quando e come lavi i tuoi capi sintetici — Lava i vestiti sintetici il meno possibile usando un detergente poco aggressivo. Non metterli in asciugatrice, ma stendili all'aria. Il caldo e i movimenti bruschi faranno sì che le fibre si spezzino.

Anche il lavaggio a mano o l'utilizzo del ciclo delicato con acqua fredda ridurrà al minimo lo spargimento di fibre, così come l'utilizzo di una lavatrice a caricamento frontale. Evita gli ammorbidenti. Lasciano una sorta di pellicola sul tessuto che ne blocca le proprietà di traspirazione.

Installa un filtro per microfibre sulla lavatrice.