Le statine raddoppiano il rischio di demenza

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BREVE RIASSUNTO-

  • Le statine non proteggono dalle malattie cardiovascolari e in alcuni casi possono raddoppiare il rischio di demenza
  • Le persone con decadimento cognitivo lieve precoce e con livelli di colesterolo da bassi a moderati che usavano statine lipofile, avevano più del doppio del rischio di sviluppare demenza rispetto a coloro che non facevano uso di statine
  • I consumatori di statine hanno riscontrato un significativo declino nel metabolismo della corteccia cingolata posteriore del cervello, che è la regione del cervello che diminuisce in modo più significativo nell'Alzheimer precoce
  • Tra i pazienti con diabete di tipo 2 ricoverati in ospedale per COVID-19, quelli che assumevano statine hanno avuto tassi di mortalità per COVID-19 significativamente più alti rispetto a quelli che non assumevano i farmaci
  • Le persone che assumono statine hanno più del doppio delle probabilità di ricevere una diagnosi di diabete, e coloro che assumono questi farmaci per più di due anni hanno più del triplo del rischio

Del Dott. Mercola

L'utilizzo di statine per abbassare il colesterolo è in aumento da decenni, sono tra i farmaci più utilizzati al mondo. Negli Stati Uniti, quasi il 50% degli adulti statunitensi di età superiore ai 75 anni assume statine per abbassare il colesterolo nell'erronea speranza di prevenire malattie cardiache, infarti e ictus.

Ci sono prove evidenti che suggeriscono che le statine siano un colossale spreco di denaro, inoltre, il loro uso può danneggiare la salute del cervello, più che raddoppiare il rischio di demenza in alcuni casi.

I benefici dovrebbero superare i rischi quando si tratta di trattamenti farmacologici, ma questo è raro nel caso delle statine, che non proteggono dalle malattie cardiovascolari e sono legate a una serie di condizioni di salute tra cui demenza, diabetee persino un aumento del rischio di morte da COVID-19.

Le statine raddoppiano il rischio di sviluppare demenza

Gli effetti delle statine sulle prestazioni cognitive sono stati precedentemente messi in discussione, dato che livelli più bassi di lipoproteina a bassa densità (colesterolo LDL) sono collegati a un maggior rischio di demenza. Uno studio in primo piano, pubblicato su The Journal of Nuclear Medicine, ha coinvolto persone con lieve deterioramento cognitivo e ha esaminato gli effetti di due tipi di statine: idrofile e lipofile.

Le statine idrofile, come pravastatina (Pravachol) e rosuvastatina (Crestor), si dissolvono più facilmente in acqua, mentre le statine lipofile, come atorvastatina (Lipitor), simvastatina (Zocor), Fluvastatina (Lescol) e lovastatina (Altoprev), nei grassi. Le statine lipofile possono facilmente entrare nelle cellule e venire distribuite in tutto il corpo, mentre le statine idrofile si concentrano sul fegato.

Secondo l'autore dello studio Prasanna Padmanabham dell'Università della California, Los Angeles, “Ci sono molti studi contrastanti sugli effetti dei farmaci statinici sulla cognizione. Anche se alcuni affermano che le statine proteggano gli utenti dalla demenza, secondo altri lo accelerano. Il nostro studio mirava a chiarire la relazione tra l'uso di statine e la traiettoria cognitiva a lungo termine del soggetto".

I soggetti sono stati divisi in gruppi in base allo stato cognitivo, ai livelli di colesterolo e al tipo di statina utilizzata e seguiti per otto anni. Le persone con lieve decadimento cognitivo precoce e con livelli di colesterolo da bassi a moderati che usavano statine lipofile a inizio studio, avevano più del doppio del rischio di sviluppare demenza rispetto a coloro che non facevano uso di statine.

I consumatori di statine hanno riscontrato un significativo declino nel metabolismo della corteccia cingolata posteriore del cervello, che è la regione del cervello che diminuisce in modo più significativo nell'Alzheimer precoce.

Il cervello ha bisogno di colesterolo

Circa il 25%-30% del colesterolo totale del tuo corpo si trova nel cervello, dove si concentra una parte essenziale dei neuroni. Nel cervello, il colesterolo aiuta a sviluppare e mantenere la plasticità e la funzione dei neuroni. I dati dello Shanghai Aging Study hanno rivelato che alti livelli di colesterolo LDL sono inversamente associati alla demenza nelle persone di età pari o superiore a 50 anni.

I ricercatori hanno osservato che "Alti livelli di LDL-C possono essere considerati un potenziale fattore protettivo contro il declino cognitivo". Hanno analizzato una serie di meccanismi sul perché livelli di colesterolo più bassi possono essere dannosi per la salute del cervello, incluso il fatto che livelli di colesterolo più bassi sono collegati a una maggiore mortalità negli anziani, insieme alla malnutrizione e alle malattie croniche, incluso il cancro. Per quanto riguarda la salute del cervello, hanno suggerito inoltre che:

  • La diminuzione dei livelli di colesterolo negli anziani può essere associata all'atrofia cerebrale, che si verifica con la demenza
  • Livelli alti di colesterolo LDL possono essere utili, riducendo i disturbi dei neuroni o aiutando a riparare i neuroni danneggiati
  • L'accelerazione della neurodegenerazione si è verificata quando i neuroni erano a corto di colesterolo cellulare o di apporto di colesterolo
  • Il colesterolo svolge un ruolo importante nella sintesi, nel trasporto e nel metabolismo degli ormoni steroidei e delle vitamine liposolubili, ed entrambi sono importanti per l'integrità sinaptica e la neurotrasmissione

Inoltre, livelli di colesterolo più bassi sono stati associati a una peggiore funzione cognitiva tra i partecipanti sudcoreani allo studio, di età pari o superiore a 65 anni, e sono stati considerati un "marcatore per l'Alzheimer".

Uno studio statunitense condotto su oltre 4.300 pazienti dell'assistenza sanitaria statale di età pari o superiore a 65 anni ha rivelato che livelli più elevati di colesterolo totale erano associati a un ridotto rischio di Alzheimer, anche in seguito alla regolazione dei fattori di rischio cardiovascolare e altre variabili correlate.

Le statine aumentano il rischio di morte da COVID-19

I danni alla salute del cervello sono solo uno dei rischi legati alle statine. È stato scoperto anche un collegamento preoccupante tra statine, diabete e un aumento del rischio di malattie gravi da COVID-19.Tra i pazienti con diabete di tipo 2 ricoverati in ospedale per COVID-19, quelli che assumevano statine avevano tassi di mortalità per COVID-19 significativamente più alti entro 7 e 28 giorni rispetto a quelli che non assumevano questi farmaci.

I ricercatori hanno riconosciuto che le statine vengono assunte per lo più da anziani, più frequentemente maschi e spesso avevano più comorbidità, tra cui ipertensione, insufficienza cardiaca e complicanze del diabete. Nonostante i limiti, i ricercatori hanno trovato prove sufficienti negli oltre 2.400 partecipanti. Quindi, hanno concluso:

“… i nostri risultati attuali non supportano l'ipotesi di un ruolo protettivo dell'uso continuativo di statine contro il COVID-19, almeno non nei pazienti ospedalizzati con diabete di tipo 2 (diabete mellito di tipo 2).

A sostegno di ciò, gli effetti potenzialmente deleteri del trattamento continuativo con statine sulla mortalità correlata al COVID-19 richiedono ulteriori indagini e, come recentemente evidenziato, solo studi randomizzati, controllati e adeguatamente progettati e potenziati saranno in grado di affrontare correttamente questo importante problema”.

Le statine raddoppiano o triplicano il rischio di diabete

Esiste già una connessione tra statine e diabete, visto che le persone che assumono statine hanno più del doppio delle probabilità di ricevere una diagnosi di diabete rispetto a quelle che non le assumono. E coloro che assumono i farmaci per più di due anni hanno più del triplo del rischio.

Victoria Zigmont, autrice dello studio e ricercatrice laureata in sanità pubblica presso l'Ohio State University di Columbus, ha dichiarato in un comunicato stampa che "L’associazione tra l'aumento della durata dell'uso di statine e un maggior rischio di diabete, chiamato relazione dose-dipendente, ci fa pensare che questa sia probabilmente una relazione causale".

Inoltre, i dati hanno indicato che gli individui che assumevano statine avevano un rischio in più del 6,5% di avere la glicemia alta, rilevata dal valore di emoglobina A1c, che è il livello medio di zucchero nel sangue misurato negli ultimi 60-90 giorni.

I ricercatori dell'Erasmus Medical Center nei Paesi Bassi hanno analizzato i dati di oltre 9.500 pazienti, scoprendo che coloro che non avevano mai usato le statine avevano un rischio maggiore del 38% di avere il diabete di tipo 2, con un rischio maggiore in quelli con omeostasi del glucosio alterata e in quelli che erano in sovrappeso o obesi.

I ricercatori hanno concluso: "Gli individui che assumono statine possono avere un maggior rischio di iperglicemia, insulino-resistenza e infine diabete di tipo 2. Strategie preventive rigorose come il controllo del glucosio e la riduzione del peso nei pazienti nelle prime fasi della terapia con statine potrebbero aiutare a ridurre al minimo il rischio di diabete".

Una strategia decisamente migliore potrebbe essere quella di prevenire la resistenza all'insulina, evitando le statine e seguendo una dieta sana. Secondo il Dr. Aseem Malhotra, consulente cardiologo interventista a Londra, Regno Unito. – che è stato attaccato e definito “negazionista delle statine” dopo averne denunciato gli effetti collaterali – e un collega:

“Nei giovani adulti, prevenire l'insulino-resistenza potrebbe prevenire il 42% degli infarti del miocardio, una riduzione maggiore rispetto alla cura dell'ipertensione (36%), del colesterolo lipoproteico a bassa densità (HDL-C) (31%), dell'indice di massa corporea (BMI) (21%) o dell'C-LDL (16%).

È plausibile che i minimi benefici delle statine nella prevenzione delle malattie cardiovascolari derivino da effetti pleiotropici indipendenti dall'abbassamento dell'LDL. L'attenzione primaria nella prevenzione dovrebbe quindi concentrarsi sugli alimenti e sui gruppi di alimenti che hanno un comprovato beneficio nel ridurre gli endpoint e la mortalità".

La truffa delle statine

Anche se i grassi saturi e il colesterolo sono stati demonizzati e le statine sono diventate tra i farmaci più prescritti in tutto il mondo, le malattie cardiache rimangono una delle principali cause di morte. Ad oggi, viene raccomandato l'uso di statine per ridurre i livelli di colesterolo a quattro ampie popolazioni di pazienti:

  1. A chi ha già avuto un evento cardiovascolare
  2. Agli adulti con diabete
  3. Individui con livelli di colesterolo LDL superiori a 190 mg/dL
  4. Agli individui con un rischio cardiovascolare stimato entro 10 anni superiore del 7,5% (basato su un algoritmo che analizza età, sesso, pressione sanguigna, colesterolo totale, lipoproteine ​​​​ad alta densità (HDL), razza ed eventi di diabete per prevedere la probabilità che si manifesterà un infarto nei prossimi 10 anni)

Nonostante le statine siano state prescritte per questi gruppi considerevoli e i livelli "target" di colesterolo siano stati raggiunti, una revisione sistematica di 35 studi randomizzati e controllati ha rilevato che non sono stati ottenuti ulteriori benefici. Secondo un'analisi su BMJ Evidence-Based Medicine:

“Raccomandare un trattamento per abbassare il colesterolo basandosi sul rischio cardiovascolare stimato non permette di identificare molti pazienti ad alto rischio e può portare a un trattamento non necessario per individui a basso rischio. I risultati negativi di numerosi studi randomizzati e controllati per abbassare il colesterolo mettono in dubbio la validità dell'uso del colesterolo lipoproteico a bassa densità come bersaglio surrogato per la prevenzione delle malattie cardiovascolari."

Anche nel caso di eventi cardiovascolari ricorrenti, nonostante l'aumento dell'uso di statine dal 1999 al 2013, i ricercatori che scrivono su BMC Cardiovascular Disorders hanno notato che "si è riscontrata solo una piccola diminuzione dell'incidenza di malattie cardiovascolari ricorrenti, il che si è verificato principalmente nei pazienti più anziani a cui non sono state prescritte le statine”.

Le statine non proteggono la salute del cuore

Le statine sono efficaci nell'abbassare il colesterolo, anche se è tuttora in discussione il fatto che questa sia la panacea per aiutare a evitare le malattie cardiache e prolungare la durata della vita. Sempre nel 2018, uno studio scientifico ha presentato prove sostanziali che l'LDL alto e il colesterolo totale non sono un'indicazione di rischio di malattie cardiache e che il trattamento con statine è di dubbia utilità come forma di prevenzione primaria.

In breve, questi farmaci non hanno svolto alcuni ruolo per far deragliare la crescente tendenza delle malattie cardiache, esponendo al contempo gli utenti a un maggior rischio di diabete, demenza e altro, come:

  • Cancro
  • Cataratta
  • Rischio triplicato di calcificazione dell'arteria coronaria e dell'arteria aortica
  • Disturbi muscoloscheletrici, inclusi mialgia, debolezza muscolare, crampi muscolari, rabdomiolisi e malattie muscolari autoimmuni
  • Depressione

Se stai assumendo statine, tieni presente che riducono il coenzima Q10 (CoQ10) nel tuo organismo e inibiscono la sintesi della vitamina K2. I rischi di carenza del CoQ10 possono essere in qualche modo compensati assumendo un integratore di coenzima Q10 o, se hai più di 40 anni, assumendone la sua forma ridotta: l'ubiquinolo. Infine, se stai cercando di proteggere sia la salute del cuore che del cervello, evitare le statine e cercare di migliorare la tua alimentazione potrebbe essere la soluzione giusta.