Del Dott. Mercola
Man mano che le infezioni resistenti ai farmaci diventano più frequenti, aumentano anche i casi di sepsi, una malattia progressiva, il cui processo è avviato da una risposta immunitaria aggressiva e disfunzionale a un'infezione nel flusso sanguigno, motivo per cui a volte viene indicato come avvelenamento del sangue.
A meno che non venga diagnosticata e trattata precocemente, la condizione può evolvere in shock settico, con conseguente pressione sanguigna estremamente bassa, indebolimento del cuore, insufficienza multiorgano e morte.
Si stima che circa 1 milione di persone sviluppino la sepsi ogni anno, e fino al 50% muoia a causa dell'infezione sistemica. Anche se malattie come bronchite, polmonite, mal di gola, infezione renale o infezioni localizzate possono diventare settiche, la sepsi viene comunemente maturata in ambito ospedaliero.
Sfortunatamente, il trattamento convenzionale spesso non ha esito positivo, come dimostra il tasso di mortalità del 50%.
Inoltre, è costoso. Secondo l'Agenzia per la Ricerca e la Qualità Sanitaria, la sepsi è la condizione più costosa curata negli ospedali, con spese che hanno superato i 24 miliardi di dollari nel 2014.
Ci sono però buone notizie. Recentemente, sono emerse prove scientifiche non solo per uno, ma per due diversi trattamenti non farmacologici, entrambi promettenti.
Neonati salvati dai probiotici
La sepsi può essere contratta praticamente da chiunque, compresi i neonati. Recenti ricerche hanno mostrato che arricchire l'alimentazione dei neonati con probiotici (batteri sani) riduce significativamente il rischio di sviluppare la sepsi.
Lo studio ha coinvolto bambini dell'India rurale, dove la sepsi è ampiamente diffusa. In tutto il mondo, circa 600.000 bambini muoiono di sepsi, principalmente nei Paesi in via di sviluppo.
Il ceppo batterico selezionato era il Lactobacillus plantarum ATCC-202195, un tipo di batteri lattici presenti nelle verdure fermentate come i crauti e il kimchi. A questo, hanno aggiunto il fruttooligosaccaride prebiotico "per promuovere la crescita e sostenere la colonizzazione del ceppo probiotico".
Il ceppo batterico è stato scelto preselezionando metodicamente più di 280 ceppi in studi preliminari. Il Lactobacillus plantarum è stato in parte scelto per la sua capacità di attaccarsi alle cellule intestinali.
Secondo NPR, il team è rimasto "sbalordito dal modo in cui i batteri hanno funzionato". Nei neonati a cui è stato somministrato il mix simbiotico (probiotico più prebiotico) per una settimana, il rischio di sepsi e morte è diminuito del 40%, passando dal 9% al 5,4%.
Nello studio sono stati inclusi un totale di 149 villaggi nello stato di Odisha, in India, in cui la mortalità infantile è la più alta della nazione. Anche se inizialmente il team voleva esaminare 8.000 bambini, lo studio è stato interrotto dopo aver raccolto dati di 4.557 soggetti. A causa della chiara evidenza di un significativo beneficio, non sarebbe stato etico continuare a privare la metà dei neonati del trattamento.
I probiotici hanno anche ridotto altri tassi d'infezione
I probiotici hanno anche contribuito a ridurre tante altre infezioni comuni. Le infezioni respiratorie, ad esempio, del 34%, un dato del tutto inaspettato, quelle batteriche da Gram-positivi dell'82% e quelle da Gram-negativi (più difficili da trattare) diminuite del 75%.
Un altro grande vantaggio è stato il prezzo. Per appena $1 a neonato per un trattamento di una settimana, è incredibilmente conveniente.
I ricercatori hanno notato che i probiotici possono essere più potenti dei farmaci per diversi motivi. Innanzitutto, i batteri benefici aiutano a controllare i batteri nocivi che altrimenti potrebbero avere la meglio nell'intestino del bambino.
Inoltre, generano composti che rafforzano la parete intestinale, impedendo così ai batteri nocivi di entrare nel flusso sanguigno. Aiutano anche a rafforzare e promuovere un sistema immunitario più sano nei bambini.
Il declino dei batteri intestinali sani fa aumentare i tassi di malattia
Decenni di medicinali eccessivi e il loro uso improprio hanno reso gli antibiotici una seria minaccia per la salute umana riducendo i batteri sani nel microbioma umano e producendo batteri resistenti ai farmaci.
Come notato dal Dott. Martin Blaser, direttore del Programma Microbioma Umano presso la NYU School of Medicine, "la perdita di microbi che da tempo accompagna gli esseri umani sta causando un aumento generale delle condizioni contro le quali i nostri organismi non riescono più a difendersi".
Blaser collega il declino dei microbi intestinali a malattie come il diabete di tipo 1, l'autismo, le malattie infiammatorie intestinali, le allergie alimentari e molto altro, osservando che l'infanzia è un momento critico in cui si sviluppa il microbioma intestinale. L'uso crescente di cesarei gioca un ruolo fondamentale, perché questa pratica priva il bambino dell'esposizione al microbioma della madre, che viene assorbito mentre il bambino viene spinto attraverso il canale vaginale.
Un mancato allattamento al seno acutizza il problema, perché il latte materno aiuta a coltivare il microbioma intestinale del neonato con batteri sani e zuccheri indigeribili che alimentano i batteri. Anche l'uso di antibiotici durante la gravidanza e/o subito dopo la nascita altera l'equilibrio delle colture batteriche. Recenti studi suggeriscono che l'assunzione di antibiotici durante la gravidanza aumenti il rischio di difetti nel feto.
Inoltre, gli antibiotici possono provocare alterazioni permanenti nel metabolismo, aumentando il rischio di obesità del bambino man mano che cresce. Molti genitori esagerano con l'uso di prodotti antibatterici, credendo che i bambini debbano rimanere protetti dallo sporco e dai germi a tutti i costi. Questo, però, ha l'effetto collaterale di indebolire invece che rafforzare il sistema immunitario del bambino.
Sporcarsi all'aperto è in realtà una parte importante dell'infanzia, dal punto di vista della salute, perché gli organismi presenti nel suolo aiutano a stimolare il sistema immunitario, ridurre le infiammazioni e persino aiutare il processo di disintossicazione.
Vitamina C, un altro punto di svolta nel trattamento della sepsi
Un'altra importante scoperta medica è l'assunzione della vitamina C per il trattamento della sepsi. Il dottor Paul Marik, primario di medicina polmonare e terapia intensiva presso il Sentara Norfolk General Hospital nella Virginia orientale, ha scoperto che questa infezione mortale potrebbe essere trattata in modo efficace ed economico con una combinazione di vitamina C per via endovenosa (IV), tiamina (vitamina B1) e idrocortisone (uno steroide).
A inizio anno, il dottor Marik ha pubblicato un piccolo studio clinico retrospettivo prima/dopo che mostra che l'assunzione da parte dei pazienti di questo semplice cocktail per via endovenosa che per due giorni ha ridotto la mortalità di quasi cinque volte, dal 40% all'8,5%. Dei 50 pazienti trattati, solo quattro sono deceduti, nessuno di loro effettivamente per sepsi, ma tutti per la loro malattia di base.
La vitamina C è nota per la sua capacità di prevenire e curare le malattie infettive. Ricerche precedenti hanno dimostrato che riduce efficacemente le citochine proinfiammatorie e la proteina C-reattiva. Influenza, encefalite e morbillo sono stati tutti trattati con successo con alte dosi di vitamina C.
Per indagare sul meccanismo d'azione della sepsi, Marik ha contattato John Catravas, dottore di ricerca in farmacologia presso la Old Dominion University.
Su richiesta di Marik, Catravas ha eseguito uno studio di laboratorio indipendente, che ha confermato l'efficacia del trattamento. È interessante notare che la vitamina C agisca come l'idrocortisone, ma somministrando la vitamina C o lo steroide in maniera isolata, non è successo nulla. Quando però somministrati insieme, l'infezione è stata debellata con successo.
Anche l'aggiunta di tiamina è importante. Non solo la tiamina è necessaria per il metabolismo di alcuni dei metaboliti della vitamina C. Infatti, la ricerca ha dimostrato che molti pazienti con sepsi presentano deficit vitaminici e, somministrando la tiamina, è stato ridotto il rischio di insufficienza renale e mortalità.
È in corso la sperimentazione a livello nazionale del protocollo di Marik
La sepsi uccide più del cancro al seno, al colon e dell'AIDS messi insieme, e il protocollo di Marik non solo ha dimostrato di essere profondamente efficace, senza alcun effetto collaterale, ma è anche poco costoso, accessibile a tutti e semplice da somministrare.
Il Sentara Norfolk General Hospital, dove lavora Marik, ha già fatto del protocollo il suo standard di cura per la sepsi e più di 50 centri medici stanno seguendo questo esempio. Nonostante i successi riscontrati nella pratica clinica, molti medici sono però cauti nell'attuare il protocollo senza ulteriori studi a supporto.
Per testare la teoria su una scala più ampia, il dottor Craig Coopersmith, uno dei principali ricercatori sulla sepsi presso la Emory University School of Medicine, sta ora pianificando uno studio multicentrico per mettere alla prova il protocollo della vitamina C di Marik in tutta la nazione. "Se viene convalidato, questo sarebbe un grande passo avanti nella cura della sepsi mai visto nella mia vita", ha dichiarto allo Smithsonian.
I risultati della sua sperimentazione in campo non giungeranno presto, in quanto le migliori pratiche attuali sono, nel migliore dei casi, inefficaci. Ad esempio, ricerche scientifiche recenti hanno dimostrato che lo standard che richiede un'infusione rapida e sostanziale di fluidi IV non ha alcun effetto sui tassi di sopravvivenza e le precedenti linee guida che richiedevano l'uso di un farmaco specifico si sono rivelate più dannose che utili.
In breve, esistono poche buone alternative disponibili, il che rende il protocollo di trattamento di Marik ancora più cruciale.
Sei a rischio di sepsi?
Con la sepsi che colpisce più di un milione di persone ogni anno, è importante essere consapevoli dei suoi segni, sintomi e rischi. Anche gli operatori sanitari stessi possono perdersi alcuni segni e ritardarne il trattamento. Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), sei esposto ad un rischio maggiore di sepsi se hai:
• Malattia cronica — La stragrande maggioranza (7 su 10) delle persone che sviluppano la sepsi soffre di qualche tipo di condizione di salute cronica. Coloro che sono affetti da diabete, malattie polmonari, renali o epatiche tendono a essere più suscettibili alle infezioni, il che ne aumenta il rischio.
• Sistema immunitario indebolito — AIDS o cancro.
• Tempo recentemente trascorso in un ospedale, casa di cura o altra struttura sanitaria — L'esposizione a batteri che causano infezioni è più comune in questi luoghi.
Buone strategie per ridurre il rischio di sepsi
Anche se gli operatori sanitari hanno la responsabilità di prevenire le infezioni che potrebbero potenzialmente trasformarsi in condizioni settiche ed educare i pazienti sui segni premonitori della sepsi, è possibile ridurne il rischio nei modi che seguono:
• Trattamento tempestivo delle infezioni del tratto urinario (UTI) — Le UTI sono il secondo tipo più comune d'infezione dell'organismo e fanno finire in ospedale più di 8 milioni di persone all'anno, in più un quarto dei casi di sepsi è correlato alle infezioni del tratto urinario.
Solitamente, il trattamento convenzionale prevede la somministrazione di antibiotici, ma la ricerca mostra che il 90% delle infezioni delle vie urinarie può essere trattato con successo con il D-mannosio, uno zucchero naturale strettamente correlato al glucosio.
• Pulire adeguatamente le ferite della pelle — Circa 1 caso di sepsi su 10 è dovuto a infezioni della pelle, quindi prenditi sempre il tempo necessario per pulire e curare adeguatamente graffi e ferite. Pulire la ferita con acqua e sapone neutro per eliminare sporco e detriti, quindi coprire con una benda sterile. I diabetici dovrebbero seguire una buona cura dei piedi per evitare pericolose infezioni.
• Evitare infezioni negli ospedali — Quando visiti una struttura sanitaria, assicurati di lavarti le mani, e ricorda a medici e infermieri di lavarsi le loro (e/o cambiarsi i guanti) prima di toccare te o qualsiasi attrezzatura utilizzata su di te.
Se devi sottoporti a una colonscopia o ad altri test che prevedono l'utilizzo di un'attrezzatura medica flessibile, ricorda di chiedere al medico in che modo pulisce la sua attrezzatura e che tipo di soluzione detergente utilizza.
Se la risposta è il glutaraldeide (nome commerciale, Cidex), rivolgiti a un altro ospedale o clinica che utilizzino l'acido peracetico. Questo lavoro preliminare ridurrà significativamente il rischio di contrarre un'infezione da attrezzatura medica contaminata.